Messaggi in bottiglia

mercoledì 5 dicembre 2007

lunedì 3 dicembre 2007

Il colpevole è il videogioco...

Il fatto:
Il 23 novembre scorso, appena terminata la scuola reclute dell'esercito svizzero, un 21enne con precedenti per violenza uccide con il suo fucile da guerra, regolarmente detenuto, una ragazza ad una fermata dell'autobus in un quartiere di Zurigo.
La vittima è stata scelta a caso.
Dato che in Svizzera praticamente ogni persona che ha assolto la scuola reclute detiene un'arma da guerra, questo delitto ha riaperto per l'ennesima volta la discussione su quanto ciò sia sensato o meno.

Adesso finalmente la discussione si può di nuovo chiudere: stando ai giornali, in casa del colpevole sono stati trovati numerosi videogiochi violenti. Se ne deduce che siano stati questi ad ispirare l'assassino a compiere il suo gesto.

Alcuni politici ne approfittano per chiedere la regolamentazione, persino il divieto, della vendita tali giochi.
Un consigliere del partito socialista di Berna arriva addirittura a minacciare una azione penale nei confronti dei negozi in cui verrà venduto un certo videogioco, giudicato particolarmente violento.

Ricapitolando: lo Stato, evidentemente senza nessun controllo preventivo, mette in mano ad un pregiudicato un'arma da guerra (quindi progettata apposta per ammazzare esseri umani e non per sparare agli uccellini o per il tiro al piattello), gli insegna ad usarla e questo, purtroppo, la usa.
Certo, l'arma viene consegnata senza munizioni ma, a quanto pare, chi vuole non ha difficoltà a procurarsele.
La colpa di tutto questo è naturalmente dei videogiochi violenti, che vanno quindi vietati.

Forse regolamentare i videogiochi violenti non è di per se cosa del tutto sbagliata ma, prima di far questo, non converrebbe fare in modo che un arma da guerra non possa finire così facilmente nelle mani di chiunque?
Magari, prima di consegnarla, fare un controllino veloce della fedina penale, od un serio esame attitudinale a colui che la riceve?

In Svizzera come in altre parti del mondo, l'attacco ai videogiochi da parte dei politici (supportati spesso dai media) ogni volta che si verifica un fatto del genere è un classico.
Nel caso della Svizzera, molte sono le persone favorevoli alla detenzione dell'arma da guerra al di fuori delle caserme.
Un politico che cercasse veramente di abolirla rischierebbe di perdere molti consensi.
Demonizzare i videogiochi invece non è così rischioso. Sia tra i favorevoli che tra i contrari alla detenzione dell'arma ci sono sicuramente molti che pensano che computer/internet/videogiochi rappresentino il Male e che restringere il loro uso sia la soluzione a tutti i problemi del mondo.